La credibilità politica


Nel nostro documento iniziale “La domanda giusta” si parla spesso di sinistra, di destra, di populismo, insomma della politica; sappiamo a cosa si fa riferimento ma forse è bene riflettere su alcuni concetti. Ci aiutano in questo lavoro Guido Gili e Massimiliano Panarari con il loro libro “La credibilità della politica”.
La credibilità – secondo la risposta dei dizionari – è la possibilità che qualcuno (o qualcosa) venga creduto. È considerato credibile chi è onesto, coerente, sincero, chi mantiene le promesse, chi è fedele agli impegni presi, chi non tradisce. Questa idea, seppur ragionevole e condivisibile, in realtà è solo parzialmente giusta. Infatti la credibilità non è solo una disposizione personale, una qualità morale della persona, ma è qualcosa che viene attribuita, viene riconosciuta dagli altri. Anche se evidentemente non può prescindere dalle qualità personali – che ne costituiscono la base e il fondamento – la credibilità è una relazione, un rapporto tra una serie di persone. Ogni relazione può essere messa in crisi in particolare in questo momento politico caratterizzato dalla rapidità con cui si consumano i rapporti.
Secondo gli autori la Credibilità ha tre radici fondamentali: conoscenza, competenza e affettività. Le prime due possono essere definite cognitive. La credibilità viene accordata a colui che sa (o si ritiene che sappia), l’esperto della materia o anche la persona bene informata (come il giornalista) che riferisce fatti o tratta argomenti di cui ha una sicura conoscenza. Occorre sottolineare che oggi la competenza è messa in discussione e in crisi per il grande processo di conoscenza.
La terza radice (radice affettivo-emotiva) si riferisce alla percezione di una relazione positiva tra emittente e ricevente. È anche definita come corrispondenza affettiva in quanto fa leva sulla dimensione affettiva: è come se dicessimo all'altro: «Ti credo, mi fido di te perché ti voglio bene». Ne troviamo un esempio nella relazione di attaccamento tra madre e figlio, ma anche in tutte quelle relazioni in cui accordiamo fiducia a chi ci è immediatamente simpatico.
Gli attuali processi di disintermediazione politica – con la crisi dei partiti e dei corpi intermedi che sostanziavano la partecipazione e creavano delle cinghie di trasmissione con vasti settori della società – hanno reso più problematico e contingente questa relazione che non può più essere data per acquisita e garantita una volta per tutte, ma deve essere rinforzato, contrattato e rinegoziato quotidianamente.
Per saperne di più:

Ascolta l'intervista di Loredana Lipperini per Fahrenheit
La credibilità nella relazione comunicativa articolo di La Stampa

Commenti

  1. Caro Marcello, non sono riuscita a leggere l'articolo sulla stampa, perché riesco ad aprirlo, forse la connessione è debole, ma ho letto la tua riflessione e ascoltato l'intervista di Fahrenheit. Molto interessante e, soprattutto, un invito a ripensare la nostra credibilità. E' una riflessione pre-politica, questa sì. Ma da non sottovalutare.
    Come tu dici giustamente, la credibilità non ce la diamo da soli. Ce la attribuiscono gli altri. E qui possiamo cominciare a soffrire.....
    Credibilità mitiche non ne abbiamo, possiamo solo continuare a coltivare alcuni aspetti necessari alla credibilità, quelli che riguardano le nostre persone....
    Per quanto riguarda "la Sinistra" (mio amico immaginario) non solo è stata inquinata da personaggi discutibili, ma, è scarsa nei saperi fondamentali....

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