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Visualizzazione dei post da febbraio, 2020

perché costruire un nemico!

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Avere un nemico   è importante  non solo per definire la  nostra identità  ma anche per procurarci un ostacolo rispetto al quale misurare il nostro sistema di valori e mostrare, nell’affrontarlo, il valore nostro. Ha scritto Umberto Eco: quando il nemico non c’è,  bisogna costruirlo . Ma come si crea un nemico? Una risposta è nell'articolo di Hannes Grassegger per Das Magazin riportato da L'Internazionale del 14/02/2020 Un altro articolo interessante è pubblicato da   frammentirivista

l'uguaglianza non è più un valore

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“La ragione fondamentale per cui in alcune epoche della mia vita ho avuto qualche interesse per la politica o, con altre parole, ho sentito, se non il dovere, parola troppo ambiziosa, l’esigenza di occuparmi di politica e qualche volta, se pure più raramente, di svolgere attività politica, è sempre stato il disagio di fronte allo spettacolo delle enormi disuguaglianze, tanto sproporzionate quanto ingiustificate, tra ricchi e poveri, tra chi sta in alto e chi sta in basso nella scala sociale, tra chi possiede potere, vale a dire capacità di determinare il comportamento altrui, sia nella sfera economica sia in quella politica e ideologica, e chi non ne ha”[1]. Così scriveva Norberto Bobbio, filosofo e giurista, negli ultimi anni della propria vita. ti proponiamo la lettura dell'articolo di Marco Bersani per italia.attac.org

Aree interne

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Le recenti elezioni regionali in Emilia-Romagna hanno manifestato la contrapposizione tra luoghi che hanno beneficiato della globalizzazione e aree che sono state marginalizzate. Dall’analisi della distribuzione dei voti è emerso che il centrodestra e la Lega hanno ottenuto buoni risultati soprattutto nei centri più piccoli e nelle aree più povere e periferiche della regione, come la dorsale appenninica. Secondo molti ricercatori, questi risultati ci obbligano a tenere alta l’attenzione sulla frattura centro/periferia nonché a riflettere su possibili soluzioni e alternative. leggi l'intervista di  Alessandro Ambrosino  a Giovanni Carrosio su Pandorarivista.it

a volte ritornano

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19/02/2020 Urla e liti questa mattina alla commissione Giustizia del Senato dove si votavano gli emendamenti al decreto intercettazioni, con la maggioranza stava per respingere un emendamento della Lega, quando i senatori del Carroccio hanno iniziato a protestare, coadiuvati da un folto gruppo di loro colleghi che hanno fatto irruzione in commissione al grido "votate il nostro emendamento". Dall'esterno sono stati segnalati cori da stadio, al grido di "onestà, onestà" urlati dai senatori della Lega a cui hanno fatto seguito le proteste della maggioranza, e si è sfiorata la rissa. Sono stati costretti ad intervenire i commessi.(dall'articolo di Repubblica: Bocciato in Commissione il progetto di legge di Forza Italia per fermare la riforma Bonafede. E al Senato, la Lega occupa l'aula dei commissari) 15/07/1923 La Commissione parlamentare ha approvato a sorpresa la proposta di legge a firma Acerbo che prevede l'assegnazione dei due terzi dei seg

Le grandi ricchezze e pericolo per la democrazia. Commento

Evviva. Sono riuscita ad aprire e leggere le riflessioni di Pandora sulle grandi ricchezze e il rischio per la democrazia. Molto interessante. Anche l'autore segnala che il nome "neo liberismo" non basta a definire quello che sta accadendo. E dare un nome alle cose è il primo passo per sapere di cosa stiamo parlando e, se troviamo come, cambiarle.

Ricchezze estreme e democrazia: una difficile coesistenza

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Maurizio Franzini affronta il tema delle disuguaglianze trattando il tema della compatibilità con la democrazia di concentrazioni estreme della ricchezza. articolo di  Maurizio Franzini   per  pandoraonline Solo ora mi sono accorto che alla pagina pandora+ possono accedere solo gli abbonati. L'articolo è così interessante che l'ho copiato integralmente. Non credo che Pandora se ne avrà a male. «Dobbiamo scegliere. Possiamo avere la demo crazia oppure possiamo avere la ricchezza concentrata in poche mani. Ma non possiamo avere queste due cose assieme». A pronunciare queste parole fu Louis Brandeis, un uomo per molti versi straordinario. Nel 1916 – primo ebreo nella storia degli Stati Uniti – egli fu nominato giudice della Corte Suprema dal presidente Wilson. Lo precedeva una fama di giurista rigoroso, inflessibile e radicale. E la sua esperienza, nella Corte e non solo, fu all’altezza di questa fama. A lui nel 1948 è stata intitolata una Università, nei sobborghi d