Videoconferenza del "Gruppo in ricerca" 22 Aprile: interventi
Abbiamo chiesto agli intervenuti di sintetizzare i loro interventi; di seguito riportiamo quelli che ci sono arrivati:
SINTESI INTERVENTO CARLO
Ho parlato della Klaim e del suo approccio verbale con “Economia del disastro”. Personalmente ho conosciuto molto bene gli americani e so che loro, da sempre, essendo molto orientati al marketing, usano parole “forti” per divenire più visibili, da loro si dice “chi crea più rumore attira”, e quindi vende di più. Io ritengo che definire disastro la nostra economia (Covid a parte) sia ingiusto. Questo potremmo approfondirlo con diversi indicatori, ma non mi sembra questo il caso.
Riguardo al New Green Deal dell’altro autore, vorrei far notare che è abbastanza facile parlarne da una cattedra, nella pratica è tutt’altra cosa che tocca migliaia di interessi ed eventuali provvedimenti normativi in questo senso, se non coordinati a livello europeo (se non addirittura transnazionale) sono molto difficili da attuare (vedi recente avvenimento per la tassa sulla plastica o sulle bevande gassate). Oggi questo argomento è molto “di moda” tanto e vero che si parla di “Green washing”, cioè ci si da una passata di verde, ma la sostanza rimane quasi sempre la stessa; chi percorre veramente percorsi di questo tipo tocca inevitabilmente il proprio conto economico alla voce costi e, se non sa fare una buna comunicazione (altro costo) rischia di rimetterci. Avrei tanti esempi con vissuto diretto in materia.
Altro mio intervento è stato sulla Sanità; questa è sicuramente una delle note più dolenti del nostro paese, purtroppo è andata così e forse la sinistra ha una parte di colpa; rimane il fatto che oggi, in regioni del Nord, come la Padania, un governatore leghista si vanta di aver gestito bene l’emergenza Covid senza ricordarci che in quella regione, grazie ad un novello Olivetti, Riccardo Illy, la sanità è al 90% pubblica, ben distribuita con presidi sul territorio e anche affidata a manager capaci (ho una amica che è stata dirigente nella sanità in quella regione e ho informazioni di prima mano), purtroppo nel resto d’Italia la sanità è finita in mano a dirigenti incapaci (nel migliore dei casi) o corrotti nel peggiore (vedi caso Formigoni).
Sono poi intervenuto sul tema della diversità di trattamento che esiste oggi tra i super manager ed i dipendenti “comuni”. Intanto bisogna precisare che nel mondo privato questi superimporti sono dati attraverso stock options che si verificano solo se il manager raggiunge certi definiti obiettivi, mentre la remunerazione “variabile” per i dipendenti fa fatica ad essere accettata; grave errore invece è stato commesso nel settore pubblico dove si sono inseriti i superbonus senza collegarli ad obiettivi “BEN” definiti (Alitalia, Ferrovie ecc). Sono certo che mettendo limitazioni ai cosiddetti superstipendi dei top manager farebbe immediatamente spostare le sedi “strategiche” di molte aziende in altri paesi, quindi anche in questo caso o si cerca una soluzione a livello transnazionale o non può funzionare.
In conclusione io credo che una idea di sinistra debba essere almeno una idea di Europa di sinistra e comunque una idea “attrattiva” come si fa nel marketing
SINTESI INTERVENTO MARIELLA
La remunerazione degli amministratori delegati (A.D.) e quindi anche dei dirigenti, attualmente, è di gran lunga superiore
(fino a 200 volte) rispetto al salario dei dipendenti mentre ad esempio nella fabbrica di Olivetti questo rapporto era di 1 a 20
(da 1 a 10 corretto da Marcello).
Le stock options (opzione sui titoli azionari, con particolare trattamento fiscale, spesso utilizzata dalle aziende come fringe benefit)
lega il compenso degli A.D. ai risultati dell'azienda, e quindi la spinta verso l'alto di questo meccanismo è direttamente proporzionale alla spinta verso il basso della remunerazione e dei diritti dei dipendenti.
Il rafforzamento della posizione del dipendente può arginare e ridurre questa forbice.
E' vero che l'iniziativa privata è libera, ma mi chiedo se, oggi, il dirigente lavora 200 volte in più rispetto alla fabbrica di Olivetti.
Lo Stato dovrebbe supportare i lavoratori consentendo loro di recuperare i diritti sociali ed economici e mettere un tetto massimo a quello dei dirigenti.
L'Europa potrebbe e dovrebbe intervenire per evitare la fuga della sedi legali delle aziende verso paradisi fiscali come Olanda , Lussemburgo etc
SINTESI INTERVENTO CINZIA
Non sono riuscita a leggere i file che ci avevate mandato perchè non li avevo visti nella mail, e ringrazio per questo chi ne ha fatto qui una sintesi. Vorrei focalizzare un attimo il discorso sulle difficoltà del momento storico politico. Più volte, da più persone è stato nominato Olivetti con i suoi innovativi sistemi di gestione industriale… e si è anche parlato dei problemi attuali della delocalizzazione delle fabbriche nei paesi dove il lavoro costa meno, ma dove non sono nemmeno rispettati i diritti del lavoro. Ecco, la riflessione che viene in mente a me riguarda il periodo storico che stiamo vivendo. Tutti noi ci siamo trovati al Circo Massimo, alla manifestazione per l’articolo 18 nel 2002 quando 3 milioni di persone si sono riunite per dire un fermo no alla modifica dello Statuto dei lavoratori, e abbiamo vissuto la facilità di come tutto questo sia stato superato nel 2015 dal JOBS ACT. I ragazzi di oggi non hanno garanzie, i lavoratori di oggi non hanno garanzie, la delocalizzazione porta via il lavoro dalla nazione. Siamo oggi in una società che ha cambiato completamente il sistema valoriale Quindi secondo me dobbiamo tenere conto del nuovo clima politico ed economico e valoriale, che significa anche nuova mentalità negli stessi lavoratori e nella gente tutta nei confronti dei diritti e delle tutele. Le idee di un nuovo mondo dopo il COVID19, che si cerca di condividere in questo spazio vanno formulate, secondo me, tenendo conto di questo cambiamento, non per limitare il progetto, ma per capire quali valori vanno oggi ricostruiti e ribaditi nella società perché si ricostruisca anche una diversa consapevolezza sui diritti della persona
SINTESI INTERVENTO MARCELLO
Nella introduzione, Antonietta approfondisce il concetto di Giraud che il virus pandemico abbia messo in crisi l’idea di un sistema complesso modellato sul volontariato degli imprenditori atomizzato; in effetti già prima dell’epidemia, nel documento costitutivo, “la Domanda giusta” definiva l’attuale sistema economico non tanto neo liberista quanto: Anarchia Feudale Finanziaria. In pratica quelli che fino agli anni 80 dell’altro secolo venivano definiti “i padroni” avevano perso di significato, appunto sostituiti dai nuovi “capitalisti”, i detentori del sistema finanziario. Credo che vada approfondito quel passaggio facendo riferimento a quanto dice Naomi Klein, nell’articolo proposto e soprattutto nel suo libro: “Shock economy” dove studia gli effetti e le applicazioni delle teorie liberiste di Milton Friedman e della Scuola di Chicago in diversi stati del pianeta, dagli anni sessanta fino al 2007. La tesi principale sostenuta dall'autrice è che l'applicazione di queste politiche (che prevedono privatizzazioni, tagli alla spesa pubblica e liberalizzazioni dei salari) sia stata effettuata sempre senza il consenso popolare, approfittando di uno shock causato da un evento contingente, provocato ad hoc per questo scopo, oppure generato da incapacità politiche o da cause esterne. Ritengo che sia importante studiare le strategie di Friedman per capire cosa è stato dello stato sociale in Italia. Perché si è voluto smantellare una riforma sanitaria, una legge di ottima levatura tant’è che, alla sua approvazione, aveva riscosso l’interesse di altri paesi europei, per la capacità di risposta unitaria e di programmazione alle esigenze sanitarie e nella concezione universalista del servizio sociosanitario, nel tentativo di dare piena attuazione all’art. 32 della Costituzione? Perché senza grosse opposizioni si è arrivati ad accettare quello che viene chiamato “welfare aziendale”, espressione usata per un coacervo di beni e servizi (buoni pasto, sanità integrativa, trasporti casa-lavoro ecc.) che dovrebbero accrescere il benessere del lavoratore? Per non parlare del premio di produzione nel welfare con cui il datore di lavoro non versa più la sua parte di contributi previdenziali. In pratica “mille euro di welfare al lavoratore, costano mille euro all’impresa con un risparmio di circa il 30% in contributi”. Quindi i dipendenti risparmiano circa il 19% fra imposte e contributi, ma perdono versamenti previdenziali dell’azienda a loro favore in misura superiore. Di tutto questo è importante che si parli in particolare per dare contenuto alla domanda giusta.
SINTESI INTERVENTO FEDERICA
Prendendo spunto da quanto detto da Carlo relativamente alla politica commerciale Coop di proporre piatti e bicchieri di fibra di mais compostabile che non ha avuto successo sul mercato probabilmente perchè nei consumatori non c'è la convinzione profonda della necessità di una via alternativa e totalmente ecologica) penso che un cambiamento debba essere anche l'amplificazione di un sentito condiviso. Il pensiero e la cultura della gente deve accompagnare quelle scelte lungimiranti, politiche ed ecologiche che si possano affacciare nella quotidianità. La proposta deve rispondere alla domanda che nasce dalla necessità di avere un'alternativa politica, proprio come avviene sul mercato con la legge della domanda e dell'offerta. Tanti hastag, frasi gridate e diffuse tramite i media, rispondono ad una domanda bassa e superficiale che tradisce qualunquismo e faciloneria (richiesta di essere salvati dall'invasione degli extracomunitari poveri, di autodifesa, cultura autodidatta del proprio orto...).
Resta un principio di domanda e di offerta difronte alla politica; non si è ancora maturata una convinzione sentita e generalizzata della necessità di un destino comune che non può essere "improvvisato" ma che va sognato e scritto a partire...più che dai bisogni, da ciò di cui, si pensi, ci sia più bisogno.
SINTESI INTERVENTO ROBERTO (parliamodisocialismo)
Nel mio intervento voglio ringraziare Gli Amici e compagni del blog la domanda giusta per l'invito ricevuto a partecipare a questa riunione. Credo che la vostra sia una lodevole iniziativa e che momenti di discussione come questo siano senz'altro importanti. Come sapete intervengo a nome il gruppo parliamo di socialismo al quale peraltro anche alcuni di voi hanno dato la loro adesione. Il nostro gruppo ha deciso però rispetto alle questioni di discussione politica di seguire un proprio percorso che abbiamo enunciato nell'assemblea del 17 dicembre, tenutasi presso l’associazione “Enrico Berlinguer” di Via Opita Oppio. In quella occasione ci siamo dati un preciso metodo di analisi che fa riferimento al pensiero gramsciano e ci siamo dati anche come compito quello di cercare, come gruppo di discussione di riaprire un dibattito nella sinistra che riavvicini tutti quei compagni che non si sono più sentiti rappresentati dalle forze e dai partiti di sinistra in questi anni. Abbiamo quindi avviato una discussione e stiamo lavorando all'elaborazione di un documento che cercheremo di sottoporre alle forze di sinistra ai centri sociali alle tante organizzazioni presente nei quartieri. Insomma vogliamo ripartire democraticamente dalla base, risvegliando “quell’intellettuale collettivo” che era stato troppo a lungo messo da parte. Certamente questo documento lo sottoporremo anche a voi e cercheremo in futuro di partecipare ai dibattiti del vostro blog anche con le nostre proposte. Oltre al gruppo di discussione presente su Facebook che oggi conta oltre 90 iscritti ed altri ne ha tra le persone che non sono presenti su Facebook, stiamo cercando di aprire un blog che già nel prossimo mese dovrebbe essere operativo , anche di questo vi daremo notizie. Il documento che stiamo preparando è incentrato sui temi della sani della riforma del Titolo Quinto della scuola e del lavoro insieme a questo sottoporremo alcuni documenti sull'economia sui quali però riteniamo sia necessario ancora un dibattito per poter formulare proposte precise. Cerchiamo di fare in modo che questi momenti di incontro e discussione possano proseguire.
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